Sezione romana
Nelle sale di Palazzo Olginati si svolge l’esposizione dedicata all’archeologia romana.
Quattro piccole sale introduttive presentano gli elementi di novità introdotti dalla cultura romana, sconosciuti alla precedente cultura celtica: lucerne, bilancine di precisione, statuette, vetri soffiati dai colori brillanti, fine vasellame da mensa, affreschi. Ad essi si aggiunge il determinante contributo della diffusione della scrittura e della lingua latina, che rappresenta un autentico salto culturale.
L’eredità della cultura umanistica latina è giunta a noi attraverso una catena di passaggi, dai papiri e dalle pergamene ai codici medievali e alle moderne edizioni a stampa. Nell’esposizione tali passaggi sono documentati da alcune opere provenienti in buona parte dalla biblioteca dei Giovio, che testimoniano la passione per la cultura dimostrata lungo i secoli da questa antica famiglia comasca.
Il percorso espositivo ricavato al piano terra chiudendo a vetrate il portico del palazzo illustra invece il periodo romano a Como e nel territorio attraverso i reperti qui rinvenuti. Alcuni elementi architettonici testimoniano la raffinatezza che doveva caratterizzare la città nei primi secoli dopo Cristo, soprattutto all’epoca del comasco Plinio il Giovane, ricordato da una base in marmo che doveva sostenere una statua a lui dedicata. Si distinguono un monumentale fregio con la parata dei cavalieri, quattro basi figurate, un busto frammentario dell’imperatore Settimio Severo e il famoso ritratto del primo imperatore, Augusto.
Scendendo alcuni gradini si accede a uno scavo simulato che raggiunge 4 m di profondità, grazie al quale è possibile osservare la successione degli strati geologici e archeologici che ancora si conservano sotto la Como attuale.
L’allestimento, recentemente rinnovato, segue un’impostazione tematica: l’organizzazione militare, le manifestazioni religiose, i commerci, le attività produttive, l’alimentazione, il divertimento, la toeletta, la medicina e, da ultimo, il culto dei morti. A ciascuno di questi argomenti è dedicata almeno una vetrina: in esse si trovano oggetti che permettono di ricostruire la vita quotidiana degli antichi comensi sotto diversi aspetti. Troviamo infatti attrezzi legati al lavoro agricolo o destinati alla pesca, un rocchetto e delle fusaiole per la filatura, vasellame da mensa e contenitori da dispensa destinati ai cibi e alle bevande consumati abitualmente. Sono esposti alcuni resti alimentari rinvenuti come offerte nelle tombe: una castagna e del pane carbonizzati, ma soprattutto due uova, trovate eccezionalmente intere in una tomba della necropoli di Mariano Comense. Non meno singolari gli utensili e gli oggetti di uso quotidiano recuperati da una locanda per viaggiatori portata alla luce in via Benzi angolo viale Varese, all’interno di un quartiere urbano di epoca romana: un mazzo di chiavi, una zappa, una vanga, un falcetto, una graticola da cucina insieme ad uno spiedo e un gancio.
Possono essere considerati oggetti d’uso comune anche gli accessori utilizzati per la bellezza femminile: anelli, collane, bracciali, orecchini, fibule, spilloni ferma-capelli. Accanto a questi ornamenti trovano posto specchi e balsamari, tra i quali si segnala un recipiente in terracotta a forma di colombina. Riservati alla toeletta maschile sono invece i rasoi e gli strigili, usati nelle palestre per detergere dalla pelle il sudore e la polvere dopo le gare.
Per rendere immediatamente percepibile l’ubicazione e le caratteristiche salienti di Como romana è stato realizzato un plastico che ne presenta le principali strutture e i monumenti finora rinvenuti. Ciascuno di essi è stato ricostruito ed evidenziato in colore rosso su una base che riproduce fedelmente in scala 1:2500 l’attuale città e la Convalle con i suoi punti di riferimento più noti, dal Duomo al Baradello, dal Monumento ai Caduti al faro di Brunate. In tal modo, oltre a localizzare gli edifici, è possibile cogliere visivamente come dall’età romana ai nostri giorni l’impianto cittadino si sia sviluppato senza soluzione di continuità.
Le vetrine finali accolgono alcuni corredi funerari che vanno dall’età augustea al periodo tardoromano. Essi testimoniano l’uso di collocare nelle tombe gli oggetti più cari al defunto insieme a vari recipienti con offerte alimentari. Dalla tomba ad inumazione di una donna vissuta nel III secolo d.C. provengono due cembali in bronzo: questi strumenti a percussione, usati nelle cerimonie in onore della dea Iside ma anche di Dioniso, attestano che la defunta era seguace di una di queste divinità . Una tomba di IV secolo d.C., definita “tomba della maga”, mostra un corredo di lusso con vetri, gioielli in materiali preziosi e degli amuleti protettivi che venivano portati appesi al collo: una laminetta in oro con un'iscrizione magica e un astuccio cilindrico sempre in oro contenente un’altra laminetta arrotolata in piombo.
Completa l’esposizione della Como romana il ricco Lapidario, collocato al piano terra di Palazzo Giovio, con 82 reperti epigrafici, selezionati tra gli oltre 300 che costituiscono l’intera raccolta e suddivisi in cinque settori secondo un criterio tematico.
Al settore “Introduzione” fanno seguito quelli dedicati rispettivamente al Potere, alla Memoria, al Sacro e, per finire, alle iscrizioni non locali o false. La sala dedicata al Potere ospita anche un mosaico tardoromano (V-VI secolo d.C.) raffigurante un porticato a tre archi. Entro quello centrale si trovano due cervidi affrontati ai lati di una colonnina su cui è collocato un vaso, mentre sotto l’arco di sinistra vi è un personaggio maschile che si presume comparisse anche sotto l’arco di destra.